In realtà non esiste una univoca tecnica correttiva valevole indistintamente per tuttii tipi di cicatrici
cutanee, di conseguenza ogni paziente ed ogni caso va valutato singolarmente, al fine di impostare
un adeguato programma correttivo per attenuare e/o eliminare le cicatrici inestetiche.
In effetti sotto il termine generico di “cicatrici” generalmente sono sottintese varie tipologie di
alterazioni della continuità :includendovi quindi dalle atrofie-distrofie cutanee alla formazione di
esuberanza tessutale delle cicatrici ipertrofiche e/o dei cheloidi.
E’intuitivo come un approccio utilizzabile per un esito di acne o varicella si discosti anche
radicalmente da quello indicato per una cicatrice esito di intervento chirurgico o di trauma,o ancora
da ustione (chimica-fisica ecc,),con tutte le varianti del singolo caso.
Non può quindi essere attendibile un tipo di messaggio propagandistico che lasci intendere al
pubblico miracolistiche e “allargate” metodologie applicabili su ogni tipo di cicatrice (e soprattutto
su qualsiasi paziente).
Chiarito questo concetto di base, va detto che riveste particolare importanza una adeguata
valutazione del paziente,che sottintenda :
1. diagnosi esatta del tipo di cicatrice-
2. sede ed estensione del complesso cicatriziale
3. valutazione del tipo di tessuti del paziente ed in particolare di quelli vicini alla cicatrice
4. monitoraggio diagnostico generale del paziente (se diabetico o altre patologie associate tipo
vasculiti e/o microangiopatie),cioè ricerca di tutte quelle alterazioni fisiopatologiche che
possano ragionevolmente e quindi prevedibilmente o anche solo potenzialmente interferire
con un regolare processo di guarigione
5. modalità di guarigione del paziente alle ferite (come cicatrizza in genere)
6. motivazione del paziente a sottoporsi a trattamenti correttivi di vario tipo, indicati nel caso
singolo, e sue aspettative.
Tale valutazione di routine, è indispensabile per individuare il giusto approccio terapeutico-
correttivo, che si avvale oggi di varie e molteplici metodologie, spesso da applicarsi in
combinazione sequenziale e/o alternata, variabile durante il corso del trattamento correttivo.
Infatti ci sono metodologie che tendono a correggere le cicatrici promuovendo dei cambiamenti
di tipo fisico diretti del tessuto cicatriziale stesso, altre metodiche che si basano essenzialmente su
un miglioramento trofico del tessuto cicatriziale, altre ancora che presuppongono una maggiore
aggressività includendo la distruzione parziale e/o totale del tessuto cicatriziale con sostituzione
dello stesso con cute normale da parte dell’organismo, modulandone la guarigione, ed infine le
molteplici tecniche prettamente chirurgiche : dall’ eliminazione diretta della cicatrice e/o plastiche
cutanee per diminuirne la tensione e la forma, alla sostituzione del tessuto cicatriziale con innesti di
tessuto sano (autoinnesti) o utilizzando quando possibile il tessuto in vicinanza della lesione (lembi
di scorrimento e/o rotazione).
Un concetto veramente importante da tenere in considerazione in ogni caso , è quello di non
considerare il tessuto cicatriziale come un tessuto non vitale e quindi inerte (come finora è stato ):
è invece fondamentale promuovere una adeguata rivitalizzazione e “normalizzazione” del tessuto
cicatriziale e pericicatriziale prima-durante e dopo ogni trattamento correttivo, sia esso di tipo fisico
e/o chirurgico (vedi art. “Approccio di tipo biologico alla correzione delle cicatrici”)
Ciò è alla base di ogni buon risultato finale estetico-funzionale, che deve ovviamente tendere alla
normalizzazione del tessuto cicatriziale e pericicatriziale trattato.
La dimostrazione di quanto sopra è facilmente evidenziabile studiando in vivo la cicatrice con
metodiche ad epiluminescenza con vari ingrandimenti, prima e dopo i trattamenti,che evidenziano
un radicale cambiamento nella morfologia tessutale e della disposizione del microcircolo, che
appare normalizzato in quantità e distribuzione al neo-tessuto.