DOTT. WALTER POLINELLI
Spec. in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva
Consulente Tecnico del Tribunale
St.:Via Venini 14/D, Milano. Tel : 02-6700485
Email : wpolinelli@gmail.com
TRATTAMENTO DELLE CICATRICI: MODALITA’ DI APPROCCIO DI TIPO BIOLOGICO
La patologia correlata alla cicatrizzazione è molto vasta sia nelle sue manifestazioni, sia nelle implicazioni di ordine funzionale ed estetico, traducendosi effettivamente in anche gravi limitazioni fisiche ( nel caso di cicatrici retraenti e deformanti soprattutto al volto e in sedi di complessi articolari ), ma anche psichici, determinando sostanziali limitazioni sociali e personali del soggetto colpito.
Spesso il Paziente vive in uno stato di rassegnazione per lunghi anni, non essendo informato sulla possibilità di migliorare e/o risolvere il suo problema psico-fisico.
Il tessuto cicatriziale è stato finora per lo più considerato una specie di tessuto inerte, caratterizzato soprattutto da una generica “sovrabbondante e disordinata produzione di fibre collegene”, di conseguenza le terapie adottate si sono sempre riferite alla drastica eliminazione fisica del tessuto stesso: con interventi chirurgici o con infiltrazioni corticosteroidee inibenti la produzione connettivale spesso esuberante.
In questa trattazione si è inteso un diverso approccio ( di tipo biologico ), conservativo, del tessuto cicatriziale, in cui si è tenuto conto di una visione olistica del Paziente e soprattutto si è considerato il tessuto cicatriziale dal punto di vista biologico.
Quindi è stato impostato un trattamento finalizzato ad una riattivazione e modulazione dei processi biologici tessutali ed in particolare del microcircolo, con ipotetico ripristino di una più idonea ricostituzione tessutale e in ultima analisi ad un miglioramento estetico e funzionale della zona cicatriziale e pericicatriziale.
Tale metodica è costituita da trattamenti infiltrativi intralesionali di farmaci e composti omeopatici-omotossicologici, approntati secondo ogni singolo caso clinico nella loro composizione e nella loro frequenza di applicazione,
Inoltre tale terapia è stata completata con terapia domiciliare di completamento, tenendo conto della tipologia omeopatica dell’individuo.
I risultati ottenuti sono stati valutati clinicamente, rivelandosi superiori alle aspettative teoriche iniziali, sovrapponibili e in minor tempo, ai risultati ottenibili con i metodi allopatici di più frequente utilizzo; con il rilevante vantaggio di assenza di effetti collaterali e di ripristino delle funzioni tessutali, con visibile miglioramento estetico, nonché ideale preparazione a eventuali se necessari trattamenti ulteriori, anche e soprattutto di tipo chirurgico.
Parole chiave: modulazione tessutale; microcircolo; riattivazione biologica.
SUMMARY
The pathology related to skin scarring is complex. Focal or widespread scars not only may induce marked functional impairment ( i. e. contracting and deforming scars which involve face and joints ) but also results in severe emotional stress and, in our culture,profound social and economic discrimination.
Scar tissue has been considered a sort of inert tissue characterized mainly by accumulation of excessive amounts of collagen. Indeed, the therapeutic approach is always directed to the physical elimination of the healing tissue either surgically or by local injection of glucocorticoids in order to inhibit the often exuberant collagen production.
This work attempted to manage the patient olystically and mainly to consider bologically the scar tissue with a conservative and different approach..
Management of patients with scars aimed to obtain a reactivation and modulation of biological tissue processes especially of the microvasculature using intralesional therapy with homeopathic- omotoxicological drugs. The composition and frequence of administration were selected for each patient on the basis of his own homeopathic typology.
The treatment was successfull beyond any theoretical expectation.(More than one could expect theoretically)
Tissue function was restored with evident esthetic improvement in a shorter time than requested by allopathic therapy. Moreover no collateral effects were observed. To conclude, the Author suggests this kind of therapy also before further necessary treatment, especially the surgical ones.
INTRODUZIONE
Il processo cicatriziale e la sua patologia sono stati fonte di numerosi studi; in particolare sulla biochimica della cicatrizzazione.
Si è appurato come durante la guarigione delle ferite si inneschino una cascata di eventi biochimici importanti e complessi, finalizzati ad una restitutio ad integrum del tessuto o dei tessuti lesi dall’evento traumatico accidentale o chirurgico (Micali; 4 )
Dal punto di vista anatomo-patologico è stato ben videnziata la formazione di gettoni vascolari che seguono la trama di fibrina a ponte della zona lesionata, con l’evidente scopo di portare nutrimento a quei processi riparativi finalizzati dalla natura alla conservazione della integrità dell’individuo: con quindi finzione anche protettiva da agenti infettanti, ma soprattutto con blocco della emorragia legata all’evento traumatico ( ottenuta in prima istanza da una potente vasocostrizione arteriolare attivata dai meccanismi biochimici sopra menzionati ).
In definitiva l’organismo in caso di ferita non si preoccupa troppo dellestetica del risultato, ma ovviamente svolge il principale compito iniziale di restitutio ad integrum di tipo funzionale.
Successivamente il neo-tessuto si riorganizzerà non più come cute integra, ma come un insieme di fibre collagene ed elastiche che assolvono il compito di assicurare la tenuta del tessuto e la sua continuità anatomica.
Ovviamente maggiore è la superficie corporea lesionata, maggiore sarà la probabilità di disomogeneità strutturale del tessuto neoformato, con produzione della malattia cicatriziale, cioè la cicatrizzazione stessa sfuggirà dal controllo omeostatico dell’organismo, divenendo abnorme ed essa stessa fonte di patologia.
Questo sarà maggiormente vero qualora l’evento lesivo sia particolarmente devastante a tutti i livelli, come può avvenire nella malattia ustione, dove la elevata tossicità derivante dalla esposizione a tale evento altera anche i processi di guarigione.
Da quanto accennato è intuibile come possa essere complessa la terapia della patologia cicatriziale, che coinvolge e stravolge profondamente non solo la struttura dei tessuti colpiti, ma anche la psiche e il vissuto del Paziente.
In particolare la ricerca e le conoscenze fisiopatologiche attuali riguardano soprattutto i processi di guarigione, più che la patologia indotta dalla cattiva cicatrizzazione.
Infatti si sa ancora ben poco sul perché dei processi di cheloidizzazione dove la spinta di formazione del tessuto cicatriziale è esuberante e continua anche dopo il raggiungimento della chiusura della ferita, non solo: dopo escissione chirurgica di tali lesioni è di regola la recidiva con carattere peggiorativo del cheloide a partire dalla cicatrice chirurgica.
Del resto molto spesso la cicatrice ha invece un aspetto atrofico o comunque distrofico, con pessime caratteristiche di trama e pigmentazione, in definitiva altamente disestetiche, anche se in senso inverso al cheloide.
I trattamenti classici di queste lesioni cicatriziali nella comune pratica allopatica consiste in:
- Infiltrazioni con corticosteroidei, gravati da secondarie lesioni atrofiche e penalizzati dalle precise controindicazioni del farmaco (diabete, ipertensione,ecc.).
- Applicazioni di gel di siliconici ( Sproat J.E., Dalcin A., Weitauer N.; 7 ), che effettivamente in genere danno un reale migliotamento della cicatrice, presumibilmente con un’azione di micromassaggio con frammentazione dei tralci fibrotici e meccanismo occlusivo con aumento microcircolatorio del tessuto cicatriziale.
- Applicazione di particolari guaine preconfezionate su misura per il Paziente, da portare giorno e notte continuativamente e per lunghi periodi. Anche questo sistema offre degli accettabilissimi miglioramenti, soprattutto su zone estese ed in particolare su cicatrici ipertrofiche, con probabile meccanismo di azione della metodica precedente ( Scuderi N.; Trignano M.; 20 ) ( Mazzoleni F.e Altri; 3 ).
- Utilizzo di particolari metodiche laser e fisioterapiche (massoterapie ecc.).
- Terapia correttiva chirurgica (Converse J.M.; 2 ), dove a seconda della situazione si renderà necessario effettuare delle plastiche di allungamento a zeta, dei lembi di scorrimento e/o di avanzamento, degli innesti autologhi e/o degli autotrapianti, o ancora l’utilizzo della tecnica con espansori cutanei (skin-expanders ) che impiantati sotto cute sana e ripetutamente espansi forniranno la cute necessaria per ricoprire la zona di escissione della cicatrice in un secondo tempo chirurgico. Da tenere presente che la riuscita di questi interventi, oltre che da una perfetta esecuzione dipendono anche dalla risposta tessutale, che spesso in queste aree non può per ovvie ragioni essere ottimale.
Nuovi studi sono condotti nella campo della rigenerazione in vitro della cute, che potrebbe fornire delle valide alternative future.
Partendo anche dal presupposto della favorevolezza dei trattamenti elasto-compressivi sopra menzionati, la cui efficacia, pur parziale, è a parere dello scrivente da riferire ad una combinazione di effetti fisici e biologici con i meccanismi più sopra accennati, che del resto suggerivano una ben precisa attività intrinseca del tessuto cicatriziale, non così amorfo e statico come è in effetti tendenza considerare il tessuto di questo tipo, si è voluto esperire la metodica di utilizzo di farmaci omotossicologici con la precisa intenzione di risvegliare la potenzialità intrinseca del tesasuto, ma soprattutto di convogliare la potenzialità biologica dello stesso in senso ricostitutivo e migliorativo dei parametri di consistenza, qualità tessutale e aspetto del tessuto stesso; e che riuscisse a preparare efficacemente la parte corporea ad eventuale intervento risolutivo, determinandone un ragionevole aumento di probabilità di buon esito finale.
MATERIALI E METODI
A tale scopo sono stati trattati dieci casi di Pazienti portatori di cicatrici di varia origine, dall’ustione a quelle secondarie ad intervento chirurgico o a traumi di vario tipo, e precisamente:
- 2 casi di pazienti portatori di cheloidi post-chirurgici, caratterizzati da pessima cicatrizzazione.
- 2 casi di pazienti portatori di cicatrici ipertrofiche-distrofiche secondarie ad incidenti stradali o comunque secondarie a traumi riportati ad almeno 1 anno di distanza dalla sperimentazione in oggetto.
- 2 casi portatori di cheloidi spontanei, secondari a banali infezioni cutanee o a minimi traumi con soluzioni di continuo.
- 3 casi di cicatrici ipertrofiche secondarie ad interventi chirurgici.
- 1 caso di gravissimo esito cicatriziale da ustione al volto, che aveva peraltro già subìto un intervento correttivo con esito peggiorativo.
Dato che l’esuberanza del processo cicatriziale è tipica dell’età giovanile, come del resto una favorevole risposta ad una attivazione e modulazione biologica, sono stati scelti casi di pazienti tra i 22 e i 40 anni di età.
Come parametri valutativi sono essenzialmente stati utilizzati i comuni parametri clinici, con l’osservazione delle caratteristiche tipiche delle cicatrici, quali la consistenza, lo spessore, la colorazione, la distribuzione della irrorazione sanguigna visibile e del microcircolo.
Per la valutazione di quest’ultimo è stata usata la tecnica della videoscopia ottica a diversi ingrandimenti (nel caso specifico da 100x a 200x ), ottenuta con una particolare strumentazione a fibre ottiche collegate ad una microcamera a transluminescenza, con proiezione dell’immagine su monitor, come in uso anche per la diagnostica dei tumori cutanei.
Tuti i Pazienti sono stati trattati con infiltrazioni intralesionali con farmaci Omotossicologici, seppure in quantità variabile per la variabilità estensiva della superficie cutanea cicatriziale, ma anche con diversa frequenza e numero totale, a seconda della risposta clinica e della gravità del caso.
In nessun caso comunque si sono rese necessarie più di sei infiltrazioni, con una media di quattro, a distanza di quindici giorni di media l’una dall’altra.
I farmaci sempre utilizzati sono stati: Thuia Compositum, quale drenante cutaneo; Graphites Homaccord per le sue caratteristiche di anti accumulo; Causticum Compositum per le sue precise indicazioni di questa patologia.
Inoltre, qualora le caratteristiche cliniche lo ritenessero indicato, sono stati aggiunti, in quantità variabili e singolarmente: Limphomyosot, per le sue attività di drenaggio edematoso-linfatico e di sblocco degli eventuali blocchi linfatici; Solanum Compositum per la sua composizione contenente anche in particolare estratti d’organo di vasi e per la sua attività promotiva del microcircolo; Coenzyme Compositum per la sua attività di attivazione dei processi enzimatici cellulari.
Tutti i Pazienti hanno seguito anche una terapia domiciliare strutturata con una terapia omeopatica di fondo con i nosodi costituzionali ( Psorino heel gtt; 15 gtt x 2 volte al dì ); con una terapia topica basata sull’applicazione di Graphites gtt sulla lesione in trattamento, alternata con Arnica pomata.
Nei casi più complessi veniva anche eseguita una terapia di drenaggio con Galium heel gtt; Lycopodium fle im 1 x 2/ settimana; Lymphomyosot fle im 1 x 2/settiman
RISULTATI
Dopo il trattamento sopra esposto, è stato possibile dedurre le seguenti considerazioni, basate sugli aspetti clinici delle lesioni prima e dopo la terapia, suffragate anche dai controlli a distanza e dal monitoraggio con videoscopia ottica:
- Tutti i casi trattati hanno avuto una evoluzionne migliorativa, seppure in misura diversa.
- In particolare i casi di cheloide si sono ammorbiditi già dopo le prime due sedute, in maniera sovrapponibile a trattamento con corticosteroidei, senza però alcuna evoluzione atrofica con formazione di teleangectasie come invece spesso accade con i cortisonici.
- Nei casi di cicatrici ipertrofiche, dove la struttura tessutale non è così drammaticamente sovvertita e insubordinata all’omeostasi globale dell’organismo, si è denotato un maggiore miglioramento e quindi una risposta più favorevole rispetto ai casi cheloidizzati, con tendenza alla normalizzazione e all’appianamento della cicatrice, in misura sicuramente sovrapponibile ai trattamenti elasto-compressivi e a quelli con applicazione di gel solidi siliconici. Ma con il notevole vantaggio di una maggiore normalizzazione della situazione microcircolatoria e di attivazione tessutale in senso lato, con la legittima presunzione di ulteriore miglioramento a successivi prosecuzioni terapeutiche, siano esse di tipo omotossicologico o chirurgico. Quanto osservato è in linea con le aspettative di attivazione biologica del tessuto cicatriziale prefissate nel lavoro in discussione.
- Nel caso del vasto complesso cicatriziale secondario ad ustione, peraltro senza dubbio il caso più grave tra quelli trattati, si è ottenuto un sorprendente miglioramento, come si può constatare dalle fotografie del caso allegate, prima e dopo il trattamento.
Quest’ultimo caso rappresenta un’innegabile successo terapeutico, al di là di ogni aspettativa.
Ma soprattutto presentava le caratteristiche ideali per evidenziare e dimostrare la positività di una direzione di lavoro improntata sulla riattivazione dei processi biologici insiti nel tessuto alterato da un pur lunghissimo processo patologico (il soggetto in esame si era ustionato nei primi mesi di vita, e solo verso i quarant’anni di età si sottopose ad una operazione con esito infausto, che peggiorò la situazione anatomo-fisiologica e fisiognomonica ).
Inoltre il Paziente era affetto da una forma di iperglicemia che rendeva anche controindicato l’utilizzo di cortisonici seppure intralesionali, ed il tessuto non era sicuramente nelle condizioni ideali per essere sottoposto ad ulteriori interventi, che avrebbero comunque richiesto l’utilizzo di espansori cutanei con notevole spesa e non pochi rischi di complicanze post-operatorie e di insuccesso, che avrebbero portato il paziente in un profondo stato di prostrazione.
Per queste motivazioni si ritiene utile riportare nei particolari il trattamento e la risposta allo stesso del caso in questione, documentato da fotografie allegate alla presente trattazione:
CASO CLINICO ( cicatrice da ustione )
PZ. : P. A. nato il 22.05.’65.
All’età di 8 mesi, riportava accidentalmente su carboni ardenti, gravissima ustione di 3°grado, localizzata al volto, in tutta la sua parte sin.
Il piccolo paziente rimase in pericolo di vita per qualche giorno; le terapie intensive all’epoca del sinistro anche per questo furono condotte primariamente finalizzate a salvare la vita dello stesso, passando in secondaria importanza l’aspetto estetico e funzionale delle lesioni da ustione Del resto all’epoca le tecniche riparative di. tali lesioni erano ancora molto empiriche, inoltre il paziente non venne trattato neppure successivamente in un reparto specializzato; sia per la non esistenza di strutture adeguate nella particolare zona geografica, sia per la non conoscenza di alternative da parte della famiglia, che non ritenne di cercare altrove la risoluzione del problema.
Solo molti anni più tardi il Pz stesso richiese presso un Centro Grandi Ustionati, una correzione chirurgica degli esiti deturpanti ben visibili sul volto. Il Pz fu quindi sottoposto, nel ’99, ad intervento correttivo di detti esiti, tramite plastiche a zeta multiple, vòlte a detendere soprattutto le zone cicatriziali in sede periorbitaria inf. sin., per ridurre l’ectropion della palpebra inferiore, e nella regione naso-geniena sin., per ridurre lo stiramento del labbro superiore .
L’intervento chirurgico non portò praticamente alcun miglioramento estetico-funzionale, con anzi un risultato globale peggiorativo, soprattutto in zona peribuccale.
Del resto come si può rilevare anche dalle fotografie del pre-trattamento allegate, le lesioni interessano tutta l’emifaccia sinistra, presentano aspetto di cicatrice ipertrofica, con interessamento a tutto spessore dei tessuti profondi, con perdita della mimica; stiramento verso il basso della palpebra inf. sin.; stiramento verso l’alto della rima buccale sin.; presenza di briglie aderenziali multiple, con particolare ispessimento tra la rima palpebrale inf. sin, e del labbro sup. sin.; con estensione alla regione temporale in alto, alla regione mandibolare in basso.
Durante la raccolta anamnestica emerge come il Pz abbia convissuto col suo problema con un atteggiamento di rassegnazione, dandone per scontata la irrisolvibilità. Ha sempre goduto di buona salute, non riferendo alcun episodio patologico di rilevanza, eccettuate delle periodiche lombalgie; con un adeguato rapporto sociale ( il Pz è regolarmente sposato con prole e svolge normale attività lavorativa)
Soggettivamente lamenta sensazione di fastidio nella zona di cicatrizzazione ipertrofica, con lacrimazione dall’occhio sin. e limitazione nei movimenti del labbro superiore.
Pur dichiarandosi insoddisfatto dell’intervento subìto nel settembre del ’99, non pare rassegnato alla condizione attuale, risultando al contrario molto determinato alla migliore risoluzione razionalmente possibile, estetico-funzionale.
Nel frattempo viene riscontrata casualmente una iperglicemia (da probabile infezione virale ), con valori glicemici intorno ai 200.
Dal punto di vista O.M.T. le lesioni di cui il Pz è portatore, costituiscono uno stadio patologico connettivale di fase di deposito ectodermale; comunque l’aspetto congesto delle cicatrici e paradossalmente anche la tendenza evolutiva in senso peggiorativo del post-operatorio, denunciavano una discreta attività metabolica tessutale di base. Si decideva pertanto di cercare di modulare tale attività, in modo da impedire una ulteriore produzione di fibre collagene in modo disorganizzato e disomogeneo tipico delle cicatrici da ustione, volgendo invece la potenzialità anabolica verso una ricostituzione più fisiologica dei tessuti.
Per ottenere ciò, era necessario frammentare le fibre cicatriziali disordinate, stimolare la microcircolazione distrettuale, controllare la sintesi di neofibrille collagene ed elastiche, favorire il trofismo cutaneo. In sintesi lo scopo era quello di accelerare il processo di distruzione e ricostruzione, preparando il terreno dell’organismo con un profondo drenaggio e detossificazione, con sblocco dei sistemi enzimatico-ossidativi, nonché ottimizzazione e velocizzazione della terapia tramite infiltrazioni loco-regionali specifiche.
A questo scopo si è iniziata una terapia sistemica con GALIUM HEEL in gocce per un mese; COENZYME C. + UBICHINON C.; 1+1 Fla i.m. x 2/ Settimana per 2 mesi; PSORINOHEEL gocce x 2 mesi.
Localmente sono state eseguite n° 4 sedute di infiltrazioni con THUYA C. + SOLANUM C. + GRAPHYTES HOMACCORD, Fle, Veniva utilizzato un ago da insulina per meglio regolare la profondità iniettiva nelle diverse zone trattate. Le sedute erano intervallate l’’una dall’’altra a seconda della situazione clinica in sorprendente evoluzione, alternandole a trattamenti locali tramite una nuova metodica con dei piccoli rulli che con azione di stiramento e battuta producevano una frammentazione delle cicatrici e uno scollamento delle stesse dai tessuti profondi.
Inoltre veniva prescritta al Pz, l’applicazione a domicilio di GRAPHYTES alternata a SERUM VITAE, su tutta la zona interessata e sulla cute circostante, con la frequenza di almeno 2 volte al giorno per entrambe e alternatamente.
( FOTO PRE-TRATTAMENTO E FOTO POST-TRATTAMENTO ALLEGATE )
DISCUSSIONE
È importante notare che questa impostazione terapeutica contrasta notevolmente dal punto di vista concettuale con le metodica classica, che avrebbe richiesto l’utilizzo di infiltrazioni corticosteroidee, con il fine di ridurre le fibrosità cicatriziali, ma che nel caso specifico avrebbero ottenuto soprattutto una atrofia tessutale, senza alcuna possibilità di ripristino organizzativo funzionale del tessuto.
Nel caso trattato essendovi anche un problema di iperglicemia erano peraltro controindicato l’utilizzo di corticosteroidei che peraltro, come sopra esposto, non avrebbero portato alcun reale vantaggio nella globalità della strategia terapeutica.
Come possibile desumere dal materiale fotografico allegato, la terapia eseguita sul Pz ha dato dei risultati assai favorevoli e in misura superiore a qualsiasi aspettativa. Di non ultima importanza si consideri che il tessuto così trattato è preparato in modo ottimale a successivi interventi correttivi, che potranno quindi essere più favorevoli e meno traumatici, con una auspicabile migliore ripresa, funzionale ed estetica.
In sintesi tale strategia terapeutica, che parte da un concetto di partenza di tipo biologico, considerando il tessuto cicatriziale dotato di una sua potenzialità anabolica da utilizzare e modulare verso una riorganizzazione tessutale più ordinata e fisiologica, riconducendo questo tipo di tessuto nella direzione omeostatica globale dell’organismo e in modo finalizzato, ha trovato in questa pur breve sperimentazione risultati incoraggianti e significativi, anche come propedeutici pre-operatori.
( l’Autore si riserva la possibilità della dimostrazione della favorevole risposta ottenibile nel caso specifico del Pz ustionato, ad una successiva serie di interventi chirurgici correttivi, resi possibili dal trattamento biologico descritto in questa prima parte ).
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PROSECUZIONE CASO USTIONE DEL VOLTO ( CORREZIONE CHIRURGICA )
In riferimento al precedente articolo sul trattamento delle cicatrici di tipo biologico, si ritiene di poter offrire ai lettori la prosecuzione del caso emblematico precedentemente trattato (caso esiti cicatriziali ustione del volto), in cui si concludeva sottolineando la basilare importanza del concetto di riattivazione tessutale biologica, come preparativa ad eventuali successivi interventi chirurgici correttivi, quale conditio sine qua non, per una ragionevole aspettativa di buon esito degli stessi, a finalità correttiva funzionale ed estetica del caso trattato.
A scopo di richiamare alla memoria il caso clinico, si riportano le foto iniziali: prima del trattamento di tipo biologico (vedi Medicina Biologica n° ,2004); e foto dopo il trattamento suddetto.
Come chiaramente visibile, è stato ottenuto un significativo miglioramento del trofismo tessutale e dell’aspetto globale del volto, con una ideale riorganizzazione della cute cicatriziale pre-operatoria.
A questo punto si è ritenuto di potere affrontare (dopo dettagliata ed esauriente informazione al paziente) un iter chirurgico correttivo, che si è svolto interamente a livello ambulatoriale (day hospital) in anestesia locale, con sedazione. Le sedute chirurgiche si sono svolte in differenti tempi per permettere al paziente di continuare la sua vita sociale senza particolari traumi psicologici. (Per lo stesso motivo in accordo col paziente è stata esclusa la tecnica chirurgica con espansori cutanei, che avrebbe sottoposto il paziente a disagi, dallo stesso ritenuti eccessivi).
Le varie sedute operatorie avevano queste precise finalità chirurgiche:
a) detensione rima buccale (che appare sollevata verso l’alto) a destra, con sbrigliamento cicatrice naso-labiale destra e rimodellamento labiale con riapertura analoga alla controlaterale
b) correzione cicatrice ipertrofica laterale della regione naso-mascellare (decorrente dalla rima orbitaria mediale dell’occhio destro, verso il basso con andamento arcuato)
c) correzione briglie cicatriziali residue della regione mentoniera e cervicale
d) ricostruzione arcata sopraccigliare destra, tramite innesto libero di cuoio capelluto prelevato a tutto spessore in regione occipitale retroauricolare (con particolare cura allo spessore del pelo e al suo orientamento)
e) cantoplastica esterna occhio destro
f) microtatuazione estetica barba mancante.
Come si può vedere nelle foto del risultato finale, la bontà di guarigione dei tessuti ha permesso di ottenere un risultato più che accettabile, sia dal punto di vista funzionale che estetico.
Tale risultato si completerà con un innesto cutaneo correttivo del residuo ectropion dell’ occhio destro e con un sollevamento chirurgico del sopracciglio di sinistra, per uniformarlo al destro.
Ma questi ultimi interventi chirurgici (eseguibili in tempo unico e in anestesia locale), non costituiscono certo un problema, visto l’eccellente responsività dei tessuti preparati dal precedente trattamento di tipo biologico,che ha permesso alla cute ustionata di ben supportare una perfetta guarigione delle molteplici plastiche subìte (del tipo a Z multiple e di innesti di notevole dimensione), con scomparsa di visibili cicatrici postoperatorie, e conseguente ottenimento dell’auspicato aspetto di normalità del volto con inoltre apporto di notevole beneficio psicologico con piena accettazione del sé da parte del Paziente.
Si ritiene che nel caso specifico in particolare, tali risultati non sarebbero stati ottenuti senza adeguata preparazione di tipo biologico-fisioterapico della cute ustionata.